Lumaca Madonita, elicicoltori innovativi dal 2006
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la Repubblica – Nella terra che fu della Fiat si produce l’escargot sicula boom di vendite in tutta Europa

la Repubblica – Nella terra che fu della Fiat si produce l’escargot sicula boom di vendite in tutta Europa

Allevamento di lumache da record sul territorio del ex Fiat
Nella terra che fu della Fiat e dei motori, l’eccellenza arriva da un mollusco, il più lento per antonomasia: la lumaca madonita

Dall’agricoltura, lì dove tutto da quasi mezzo secolo è fiorito (e appassito) con l’industria e l’edilizia (centinaia le villette costruite sulla costa e rimaste invendute per la crisi). Ma tant’è. La lumaca in questione è di nuova generazione, nata dall’unione dell’ escargot francesi e lumachine siciliane. “Lumaca madonita”, questo il nome della nuova specie, è però soprattutto la società con tanto di marchio ( lumachina sorridente e scritta “Escargot made in Sicily”) fondata a Campofelice di Roccella, a pochi chilometri dallo stabilimento Fiat, da due amici per la pelle e diventata leader dei mercati europei. Già, perché Michelangelo (detto Michele) Sansone, 32 anni, e Davide Merlino, stessa età, i padri della specie madonita, negli ultimi 4 anni sono diventati i maggiori esportatori italiani di lumache. Non solo: hanno inventato un metodo di allevamento, interamente biologico, che consente di stringere i tempi di riproduzione in campo aperto e che ha richiamato l’attenzione di esperti italiani ed esteri.

«La nostra è una lumaca più piccola di quelle francesi ma anche più tenera e saporita», spiega Davide, geometra, che prima di lanciarsi in questo progetto si occupava di pannelli solari. I mercati hanno gradito. E così, la società, nata con un investimento di circa 70 mila euro, ha chiuso con un fatturato di circa 300 mila e 15 tonnellate di prodotto venduto in Italia e all’estero. Non solo: la società ha anche avviato una trentina di nuovi allevamenti collegati nel resto d’Italia, in Grecia e Bulgaria. Funziona così: «Noi trasferiamo il know-how a chi vuole investire. Fornendo gli esemplari per la riproduzione e progettando gli impianti. Poi proponiamo un contratto anche per acquistare le lumache e assicurare la distribuzione attraverso i nostri canali», spiega Michele. Una sorta di franchising, insomma, mirato ad aumentare la quantità di prodotto da immettere sul mercato.

Al lavoro nell’azienda, fin dal primo momento, c’è anche Giuseppe Sansone, il fratello di Michele. Con l’agricoltura, Giuseppe e Michele hanno avuto a che fare da sempre, lavorando nell’azienda del padre. «Tutto è partito 8 anni fa – racconta Michele – dopo avere frequentato un corso di aggiornamento per le aziende agricole organizzato dalla Regione. Lì ci hanno parlato dell’elicicoltura. Mi ha affascinato e così insieme agli altri abbiamo iniziato a studiare e sperimentare». Tra i più scettici, il padre. Dice ancora Michele: «All’inizio era completamente in disaccordo. Credeva che sarebbe stato un fallimento». Si è dovuto ricredere. Ma a ricredersi è stato un paese intero.

Tanto che alle ultime elezioni comunali, la Lumaca madonita è diventata «un must, un vanto del territorio in tutti i discorsi elettorali», dicono sorridendo. I riconoscimenti più importanti sono però quelli arrivati da oltre isola.

Da Spagna e Francia dove finisce il 20 per cento del prodotto esportato, ma anche dalle università italiane. «Fin dall’inizio- racconta Davide – collaboriamo con il Dipartimento di Scienze biologiche dell’università di Napoli per lo studio delle patologie e cause di morte delle chiocciole in allevamento intensivo.

Da quest’anno, inoltre, abbiamo messo la nostra esperienza a disposizione anche dell’Università veterinaria di Milano per una proposta di legge sull’elicicoltura, attualmente inesistente in Italia». Ad essere affascinante, oltre ai numeri, è la storia di questi due giovani imprenditori, amici da sempre. Nati a 14 giorni di distanza l’uno dall’altro, vicini di culla in ospedale. Poi vicini di casa in paese. Poi compagni di scuola dalle elementari all’istituto per geometri. E l’anno scorso, «tanto per non sfatare il mito», persino “vicini” di matrimonio, «convolati a nozze a 14 giorni di distanza, l’uno dall’altro».

L’azienda, nascosta, si apre su un’area pianeggiante. Bisogna inerpicarsi su una strada sterrata dalla statale, subito dopo Buonfornello: 2 ettari con 77 recinti, l’allevamento più grande a campo aperto d’Italia. Dipendenti, pochi: tre fissi (Michele, Davide e Giuseppe), più altri 5 al momento della raccolta. Prospettive tante: «Dall’aumento delle tonnellate prodotte allo sviluppo di industrie collegate di gastronomia e cosmetica». Le prime casse di «vasetti di lumache e caponata sono già partite per Lisbona», dice Davidee in preparazione c’è anche «il caviale di lumaca e il confezionamento di lumache sbollentate». Spiegano i due soci: «La lavorazione, al momento avviene in altre strutture del Catanese ma la nostra idea è di creare un indotto qui. Sia per la gastronomia che per lo sviluppo di linee cosmetiche a base di bava di lumaca. Così da incrementare fatturato e occupazione».

Quanta strada ha fatto e quanta ancora ne vuol fare l’escargot made in Sicily.